In cerca di fortuna

9/23/2006

Pensieri sparsi (Ernakulam, Panaji, Mumbai)

Mediamente mi bastano due minuti per avere una prima idea delle persone con cui ho a che fare. Mi basta una smorfia, un mezzo sorriso, uno sguardo, un tono di voce.
Non sto parlando di pregiudizi e neppure sto dicendo che sono infallibile e che la mia prima impressione è sempre quella giusta.
No, anzi, adoro sbagliarmi, adoro essere sorpreso dagli altri.

Rimane però il fatto che due minuti normalmente sono sufficienti per trasformare la mia innata curiosità per gli altri in un noioso senso di déjà vu. Ma ancora peggio, mi bastano due minuti per avere un'idea di massima dei difetti delle persone. E questo è male.

All'estero non è così. Le smorfie sono diverse, hanno significato diverso. Così come gli sguardi, i movimenti del corpo, la pronuncia delle parole. E' un vocabolario sconosciuto per lo straniero, un'ignoranza che quasi diventa una campana di vetro, che dà l'illusione della perfezione e della purezza di pensiero, che ti porta a credere come reale ogni sorriso, ogni gentilezza. E sei contento, sei stupidamente contento, perché ti ritrovi in un paradiso di anime buone. Sai benissimo che non è vero, ma ti piace cullarti dell'idea che lo sia. Ecco, questo è bene. E' un bene ad orologeria, però. Finché non avrò bisogno di un amico. A quel punto diventerà male.

Mi trovo a Panaji, capitale dello stato (a maggioranza cattolica) di Goa. Ci sono arrivato con circa 14 ore di treno da Ernakulam, quattro giorni fa. Tra non molto tornerò a Mumbai.