In questi mesi indiani ho visto 4 città, 4 luoghi diversissimi tra loro: Mumbai (Bombay), Chennai (Madras), Cochin, Panjim (Panaji). Certo, non sono venuto qua per fare il semplice turista, quindi ero più che soddisfatto di quel che avevo fatto e visto, ma poi sono venuto a conoscenza di
questo evento, al quale non potevo non partecipare. E per quanto l'India sia grande, l'evento giustappunto cade su una delle città già viste.
Ok, lo ammetto (non è il caso di fare troppo la vittima), Panjim a dicembre è molto diversa dalla Panjim di settembre. Siamo in alta stagione, ci sono turisti ovunque, i negozi e i locali si sono moltiplicati, il termometro è fisso sui 35 gradi e l'azzurro del cielo è perfetto, da cartolina.
Avevo lasciato un posto un po' morto, un po' sudicio e soggiogato da frequentissimi monsoni. E mi ritrovo al paradiso dei tropici. Le spiagge chilometriche deserte adesso mi vengono raccontate (devo ancora andarci) come spiagge chilometriche incredibilmente affollate (da inglesi, per lo più), le strade sono più pulite e la stessa Miramar Beach (che non è una spiaggia balneabile) adesso è perfetta per le passeggiate in cerca di tramonti mozzafiato.
Ieri,
in extremis, ho fatto la richiesta per avere il pass all'
International Film Festival of India, perché ho scoperto, mio malgrado, che non è aperto al pubblico. Speriamo me l'accettino, sennò mi toccherà stare 15 giorni a non far niente sulla spiaggia tropicale (ok, non odiatemi... chi mi conosce sa che per me non è il massimo della vita).
Ho preso in affitto uno scooter. Duecento rupie al giorno per 14 giorni. Più 140 rupie di servizio, insomma 3000 rupie. 50-53 euro. "E' uno scooter italiano" mi ha annuciato orgoglioso l'omino del concessionario, prima ancora di scoprire che fossi italiano. Bella, è la prima volta che sento un "complimento italiano" che non sia per la nazionale campione del mondo, per Sonja Gandhi o per le scarpe.
Oggi più che mai mi manca la mia Lei. Qua sarebbe stata bene.
Qua saremmo stati bene insieme.